titolo
Il Lato Jazz del Cuore
artista
Roberta Sdolfo & Alberto Bonacasa Trio
anno di pubblcazione
2011
etichetta
Philology
n° di catalogo
W462.2 (Revelation Series 62)
prodotto da
Massimo Guasconi e Paolo Piangiarelli
con la partecipazione di
Massimo Minardi, Giampiero Spina, Tullio Ricci e Vittorio Sicbaldi
Un disco di standards del jazz con testi originali di mia composizione. Parole ispirate tra un ascolto e l'altro. Poesie, visioni, musica e qualche momento per sorridere.
Recensione di Amedeo Furfaro (Corriere del Sud, 18 Febbraio 2012)
"Roberta Sdolfo, fra Mina ed Ella, voce rivelazione della Philology"
Il progetto c’è, e sta nel titolo: Il lato jazz del cuore. Neoromanticismo in note? Sicuramente non nel senso che ci si aspetta. Perché quella di Roberta Sdolfo non è una voce prevedibile in un panorama in cui non di rado prevalgono accademia e scontatezze. La vocalist intanto non si compiace in melismi superflui, gioca, sì, sugli standards, e spesso tira fuori un grinta … dolce che sembra essere la sua principale nota distintiva. Come in Che bontà di Riccardi o in Ma chi è Quello lì; e, quando il pensiero non va a Mina, viene da riflettere sulle sue doti prestate al jazz “ pretesto perché il mistero della vita racconti di sé” da parte di questa giovane artista al suo debutto con la Philology di Paolo Piangiarelli. Un canto, il suo, che scorre sul filo teso sul ponte ideale proteso fra l’Italia bianca e sincopata di Baciami piccina e l’America nera di Monk, Waller, Porter… e che ondeggia fra ballad e swing, poesia di parole (anche sue) e di musiche, con i colori armonici del pianista Alberto Bonacasa e la ritmica discreta di Roberto Paglieri alla batteria e Gianluca Alberti al contrabbasso cui si aggiungono di volta in volta vari ospiti.
Il lato jazz del cuore allora è, forse come l’altra faccia della luna the side che maestri del vocalese o solisti come Ella Fitzgerald hanno illuminato, e che forse l’eccesso di evidenza rischia di oscurare. La Sdolfo si riallaccia in questo senso alla tradizione ed è anche rivelazione di come il jazz, anche quello di nuova generazione, possa imprimersi dentro l’anima di chi lo ascolta. E di chi lo fa.
Recensione di Paolo Piangiarelli (note di copertina)
Questo disco è stato un salutare shock per me! Stavo ancora tentando di venir fuori da un nuova depressione (la terza in 6 anni, una ogni due!) che aveva tutta l'aria - brutta com'era - di essere anche quella finale, quando ho ricevuto IL LATO JAZZ DEL CUORE di Roberta Sdolfo che, per ragioni misteriose (di destino, a questo punto…) ho deciso, differentemente da quanto fatto per gli altri dischi che si erano da mesi accumulati nel mio studio, tanto la Philology mi pareva giunta al capolinea, di ascoltare! Forse ho sentito il fascino di quel titolo, che mi ha richiamato alla mente, la front cover del disco THE HEART OF THE BALLAD di CHET BAKER con ENRICO PIERANUNZI, l'ultimo sublime volo del POETA della tromba, l'ultimo, insieme a LITTLE GIRL BLUE, della vita del gigante di Yale (Oklahoma, USA)… oppure, forse, è stato il primo soffio di primavera (dopo il terribile inverno) che si è dolcemente insinuato nel mio sangue intorpidito sino a scaldarlo e renderlo più compatibile con la vita che, forse, avevo deciso di non vivere più… forse è stato un mix di queste cose, forse… o forse è stato qualcuno, lassù, Dio… e mio padre Annibale che è sicuramente dentro Dio dal 26 Aprile del 1956, anno in cui a Dio ritornò per riportargli la Bontà che LUI gli aveva dato in prestito per 47 anni e di cui, con ogni evidenza, LUI aveva assoluto bisogno!
Mi piace pensare che sia andata così e che io ero comunque pronto, predisposto, ad accogliere (da Dio e da mio padre Annibale) il dono prezioso che questa meravigliosa cantante di Milano aveva da poco liberato in uno studio di registrazione (Jam Session Music Studios) assistita da un tecnico del suono, Massimo Guasconi, che ha fatto miracoli per rendere al meglio la grandezza vocale di Roberta e la sorprendente, contagiosa sottigliezza della sezione composta da Alberto Bonacasa al pianoforte, Gianluca Alberti al contrabbasso e Roberto Paglieri alla batteria, con Roberta da più di 20 anni, da cui l'affiatamento che scoprirete sin dal primo ascolto e che continuerà a darvi conferme, certezze e gioie dal secondo in poi, sino, ed oltre, al millesimo.
Ormai mi conoscete, il mio entusiasmo per la Musica mi ha ispirato sessions capolavoro che Philology ha inanellato, anno dopo anno, dal Luglio 1987 ad oggi… non avrei motivi per espormi al vostro severo giudizio su questo disco capolavoro, se questo disco non lo fosse davvero, un capolavoro… Buon ascolto e che sia un ascolto attento, partecipato e rispettoso dell'Arte vocale - e poetica - di Roberta Sdolfo.
titolo
Spirito del Vento
artista
Roberta Sdolfo & Alberto Bonacasa Trio
e con la partecipazione straordinaria di
Sandro Gibellini ed Emanuele Cisi
anno di pubblcazione
2016
etichetta
Philology
n° di catalogo
W488.2
prodotto da
Massimo Guasconi e Paolo Piangiarelli
Il mio secondo disco di standards rivisitati, sempre con testi originali di mia composizione e una versione jazz waltz del celeberrimo E se domani.
Recensione di Stefano Dentice (Sound Contest)
Un’idea singolare e decisamente brillante, quella di rielaborare completamente alcuni celeberrimi standard del jazz non solo attraverso nuovi e sobri arrangiamenti concepiti ad hoc (a cura di Alberto Bonacasa), ma soprattutto tramite una profonda scrittura ex novo dei testi, volta a imprimere un significato ascetico che tocca la sfera emozionale. “Spirito del Vento” è la nuova fatica discografica partorita da Roberta Sdolfo / Alberto Bonacasa Trio feat. Emanuele Cisi & Sandro Gibellini, formazione costituita da Roberta Sdolfo (voce), Alberto Bonacasa (pianoforte), Gianluca Alberti (contrabbasso), Roberto Paglieri (batteria) e i prestigiosi special guest Emanuele Cisi (sax) e Sandro Gibellini (chitarra). Il CD contiene undici brani, di cui sei (Round midnight – Spirito del Vento, My Romance – Poeta senza meta, My funny Valentine –Fame dell’anima, Chega de saudade – Rinascita, Corcovado – Rifugio ed Every time we say goodbye – Lascia al domani) presentano testi originali autografati da Roberta Sdolfo. In Round midnight – Spirito del Vento (Thelonious Monk) la cantante dà vita a un’interpretazione debordante di trasporto emotivo, adornata da un pizzico di raffinata teatralità. Il sermone improvvisativo di Gibellini è colmo di cantabilità, ingemmato da un ammirevole senso melodico. La romantica e carezzevole My funny Valentine – Fame dell’anima (Richard Rodgers), in cui la vocalist gestisce sapientemente la dinamica, esalta la classe cristallina di Cisi, che cesella un’elocuzione magnetica, impreziosita da un suono penetrante. L’intramontabile Chega de saudade – Rinascita (Antonio Carlos Jobim) è una composizione carica di fascino. Qui il sassofonista genera un eloquio che brilla per una musicalità colta e abbagliante. “Spirito del Vento” è un album manifesto di grande ricchezza interiore, pullulante di inebrianti colorazioni carioca che rappresentano un vero e proprio tratto distintivo, in cui nulla è pedissequo e lasciato al caso.